A cura di: Eleonora Morini
Bere caffe' e' un piacere ma….fa pure bene.
Autore: Gunter MJ et alSono stati usati i dati clinici di oltre 500.000 partecipanti allo studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition), condotto in 10 paesi europei. I volontari sono stati arruolati dal 1992 al 2000 e seguiti per 16 anni. Sono state escluse persone affette da patologie gravi già presenti al momento del reclutamento e coloro che non avevano fornito informazioni dettagliate sul consumo di caffè, ovvero il tipo (decaffeinato o meno) e la quantità (numero di tazze al giorno).
Confrontando chi consumava caffe (3 o più tazze al dì) con chi che non ne beveva, è emerso che il rischio di morire per qualunque causa si riduceva del 10% circa in entrambi i sessi. La mortalità per malattie cardiovascolari e cerebrovascolari si riduceva del 7% e 17% negli uomini e addirittura del 22% e 30% nelle donne. Risultava ridotta anche la mortalità per malattie digestive, del 40% nelle donne e del 60% negli uomini, mentre se si consideravano solo le patologie epatiche il rischio era per entrambi sessi ridotto dell’80%.
I risultati non si modificavano anche dopo aver considerato una serie di fattori confondenti quali età, obesità ed attività fisica, che modulano essi stessi il rischio di morte. Infine, la riduzione del rischio di mortalità era simile per i consumatori di caffe sia con sia senza caffeina.
A supporto dei dati sulla riduzione del rischio di morte gli indici di danno epatico, d’infiammazione cronica, i livelli glicemici e l’assetto lipidico erano migliori nei consumatori di caffè.
I dati ottenuti suggeriscono che il caffè abbia proprietà benefiche per la salute. Tuttavia, poiché si tratta di uno studio di mera osservazione e non d’intervento attivo (cioè non con due gruppi di studio, uno “trattato” con caffè e l’altro no),sono necessari ulteriori approfondimenti prima di consigliare l’uso del caffe a tutti e per qualunque problema di salute!
Coffee drinking and mortality in 10 European countries, Gunter MJ et al,
Annals of Internal Medicine, Agosto 2017
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