A cura di: Eleonora Morini
Il trattamento della ipercolesterolemia con le statine e' utile anche negli anziani?
Autore: Ponce O.J. et allGli autori, esaminando tutta la letteratura scientifica, hanno individuato gli studi clinici in cui erano presenti soggetti con più di 65 anni, ed in cui veniva confrontato l'effetto delle statine sia sul rischio di avere un primo evento cardiovascolare in soggetti che non ne avevano avuti in precedenza (prevenzione primaria), sia di avere un ulteriore evento in pazienti che già ne avevano avuti di precedenti (prevenzione secondaria). Il gruppo di confronto era rappresentato nella maggior parte degli studi da soggetti trattati con placebo (sostanza farmacologicamente inerte).
Sono stati quindi analizzati i dati di 23 studi, per un totale di circa 60.000 persone ed è emerso che:
- in prevenzione primaria, le statine non riducevano né il rischio di mortalità sia generale sia da cause cardiovascolari, né il rischio di ictus ischemico, mentre riducevano del 55% il rischio di infarto del miocardio.
- in prevenzione secondaria le statine riducevano del 20% il rischio di mortalità per ogni causa, del 32% il rischio di morire per cause cardiovascolari e del 32% il rischio di un nuovo infarto. Anche in questo caso, le statine non riducevano il rischio di ictus.
Attualmente le linee guida delle maggiori società scientifiche consigliano l'uso delle statine con ipercolesterolemia sia in prevenzione primaria sia in prevenzione secondaria, senza una chiara distinzione di età. Questo lavoro conferma nelle persone anziane l'utilità dell’uso delle statine in prevenzione secondaria, ma pone dubbi sulla loro utilità in prevenzione primaria, dove i dati sono meno solidi e convincenti.
Lipid-lowering agents in older individuals:
a systematic review and meta-analysis of randomized clinical trials;
Ponce O.J. et all., J Clin Endocrinol Metab, maggio 2019
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