A cura di: Eleonora Morini
In aumento le patologie neurologiche causate da sostanze chimiche industriali
Autore: Grandjean P “The Lancet”I disturbi dello sviluppo neurocomportamentale riguardano il 10-15% di tutte le nascite. Solo il 30% può essere attribuito ad una causa nota, ovvero genetica. Ci sono forti evidenze che il restante 70% può essere ricondotto invece all’esposizione a tossici ambientali in grado di influenzare in modo irreversibile lo sviluppo cerebrale, anche con esposizione a livelli bassissimi. Le sostanze che sapevamo con certezza essere neurotossiche erano sei fino al 2006 (piombo, metilmercurio, arsenico, policlorobifenili e toluene) ora si sono aggiunti: manganese, i fluoruri, i pesticidi chlorpyrifos e DDT, il solvente tetracloroetilene ed i ritardanti di fiamma a base di polibromodifenileteri.
Il vero problema è che la lista potrebbe allungarsi moltissimo se si studiasse l’effetto sul cervello nelle primissime fasi della vita delle 201 sostanze già note per essere neurotossiche per gli adulti e le 1000 che lo sono per gli animali. Inoltre, non bisogna dimenticare che delle oltre 80.000 sostanze usate nelle industrie, la maggioranza non è mai stata testata, in quanto ad oggi una sostanza chimica nuova viene considerata sicura, fino a prova contraria. Si dovrebbe invece intraprendere una nuova strategia di prevenzione internazionale, che ribalti questo approccio, e preveda l'obbligo per tutte le industrie, di dimostrare che i prodotti chimici da loro usati siano a basso rischio per la salute, attraverso una serie di test simili a quelli utilizzati con i farmaci.
Un tale approccio sarebbe anche economicamente vantaggioso. Per esempio negli USA per ogni dollaro speso per ridurre i rischi legati al piombo si ottiene un beneficio economico che va dai 17 ai 220 dollari, a seconda se si considerano i risparmi diretti o anche indiretti.
“The Lancet”, marzo 2014
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