A cura di: Eleonora Morini
Inquinamento: chi vive vicino a strade molto trafficate e' piu' a rischio di demenza
Autore: H Chen et alGli autori hanno analizzato i dati clinici, estratti dal registro sanitario canadese, di oltre 6,5 milioni di residenti in Ontario, con età compresa tra i 20 e gli 85 anni. Sono state escluse le persone già affette da malattie neurodegenerative; per tutti gli altri individui si è rilevata l’insorgenza tra il 2001 e il 2012 di demenza, morbo di Parkinson e sclerosi multipla e la si è messa in correlazione con il luogo di residenza. Nello specifico, gli autori hanno analizzato se abitare a meno di 50 mt da una strada trafficata esponesse ad un maggior rischio di sviluppare nel tempo tali patologie, rispetto a chi abitasse ad una distanza maggiore. La residenza doveva essere la stessa almeno dal 1996 (cioè da almeno 5 anni prima dell’inizio dell’osservazione). Mentre non si è documentata nessuna relazione tra l'inquinamento e la sclerosi multipla e il morbo di Parkinson, l’abitare a meno di 50 mt da una strada molto trafficata aumentava del 7% il rischio di sviluppare demenza. Tale rischio si riduceva progressivamente con la distanza, e passava al 4% se si abitava tra i 50 e 100 mt, al 2% se si abitava tra i 100 e 200 mt, e si annullava se la distanza superava i 200 mt. Inoltre il rischio per chi abitava a meno di 50 mt passava dal 7 al 12% per le persone residenti nelle grandi città e che qui hanno sempre abitato.
Questi dati sono importanti perché sono la prima evidenza nell’uomo che l'inquinamento (atmosferico e/o acustico) con meccanismi complessi, ancora da chiarire, può influenzare il rischio di sviluppare demenza e perché suggeriscono che si tratti di un problema rilevante. Infatti, dai dati emerge che nelle grandi città e vicino a strade trafficate, 1 persona su 10 con diagnosi di demenza, avrebbe sviluppato la malattia solo a causa dell’esposizione ad ambiente inquinato.
Living near major roads and the incidence of dementia,
Parkinson’s disease, and multiple sclerosis:
a population-based cohort study,
H Chen et al, “The Lancet”, gennaio 2017
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