A cura di: Vincenzo Trischitta
La ricerca biomedica in Italia è poco supportata? Qualche responsabilità ce l’hanno pure gli scienziati.
Autore: Italian biomedical research under fire. Editorial Nature Neuroscienze, Dicembre 2013Nel 2010 una direttiva dell’Unione Europea (2010/63/EU) ha instituito uno standard minimo per l’uso degli animali da esperimento, obbligando tutti gli Stati Membri a presentare entro il 1 Gennaio 2013, le proprie disposizioni. Tuttavia, sei Stati, tra cui l’Italia, non si sono ancora adeguati. Per riparare al ritardo, in Italia è stata presentata e approvata alla camera dei Deputati una proposta di legge che va molto oltre le richieste della direttiva europea. La legge, infatti:
- vieta di allevare gatti, cani e scimmie per esperimenti, con l’eccezione di ricerche che siano “traslazionali” (correlate alla salute dell’uomo);
- obbliga all’uso dell’anestesia o l’analgesia in ogni occasione in cui gli animali possono sentire qualche dolore, eccetto le sperimentazioni su anestetici o analgesici.
- proibisce, addirittura, le sperimentazioni sullo xenotrapianto (trapianto in cui il donatore appartiene a una specie diversa da quella del ricevente) e sulle droghe.
Queste regole produrrebbero effetti catastrofici sui ricercatori biomedici italiani che sarebbero costretti a comprare gli animali all’estero con costi esorbitanti e, nel caso in cui perseguono alcune linee di ricerca particolarmente avversate dal testo di legge, sarebbero costretti o a interromperle, riducendo comunque la loro competitività per finanziamenti di ricerca internazionali, o addirittura ad espatriare. La legge deve ancora passare dal Senato e si spera che lì venga modificata, anche perché la direttiva europea dichiarava che gli Stati Membri che avessero voluto promulgare leggi più restrittive di quelle ivi suggerite avrebbero dovuto farlo entro il 2010.
Ma com’è possibile che questa legge sia passata alla camera dei Deputati? Ciò dipende dalla scarsa conoscenza che si ha in Italia della ricerca biomedica, sia per la modestia dei programmi scientifici nelle scuole ma sia anche per lo scarso impegno degli scienziati di informare sulle finalità, le aspettative e le criticità del loro lavoro. L’augurio è che Governo e Comunità Scientifica collaborino per migliorare la cultura e la comunicazione scientifica in Italia.
Italian biomedical research under fire.
Editorial - Nature Neuroscienze, Dicembre 2013
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