A cura di: Eleonora Morini
L’attività fisica è efficace tanto quanto i farmaci nel ridurre la mortalità causata da alcune malattie croniche
Autore: Naci H British Medical Journal, Ottobre 2013Gli autori, con un’accurata revisione della letteratura scientifica, hanno selezionato 305 studi, per un totale di 340.000 individui, in cui veniva valutata la riduzione della mortalità in pazienti con malattie croniche, sottoposti o a terapia farmacologica specifica o, alternativamente, a programmi di attività fisica. Sono state prese in considerazione alcune malattie croniche, ad elevato tasso di mortalità, come infarto del miocardio, ictus, insufficienza cardiaca e le alterazioni della glicemia che precedono il diabete (pre-diabete). Complessivamente gli autori hanno dimostrato che l’efficacia dell’esercizio fisico nel ridurre la mortalità non è inferiore a quella dei farmaci utilizzati per ogni specifica condizione, tranne che in due casi. Infatti, l’attività fisica:
- in pazienti con infarto del miocardio, riduce la mortalità in modo uguale ai farmaci;
- in pazienti con ictus, si è mostrata più valida dei farmaci;
- in pazienti con scompenso cardiaco, ha la stessa efficacia di tutte le classi di farmaci analizzate, ad eccezione dei diuretici, un tipo di anti-ipertensivi il cui uso si è rivelato la strategia migliore nel prevenire la mortalità;
- in pazienti con pre-diabete è inefficace, esattamente come i farmaci, nel ridurre la mortalità.
Questo lavoro, unico nel suo genere, dimostrando che l’attività fisica ha pari validità rispetto a molti farmaci nel ridurre la mortalità di diverse malattie croniche, deve cambiare l’ottica con cui questa viene considerata. L’esercizio fisico, infatti, non deve essere più un semplice consiglio medico che i pazienti possono decidere di seguire o meno, ma va considerato come una vera e propria terapia, che deve essere prescritta o in associazione o, addirittura, al posto dei farmaci.
Comparative effectiveness of exercise and drug interventions on mortality outcomes: metaepidemiological study, Naci H
British Medical Journal, Ottobre 2013
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