A cura di: Eleonora Morini
L’INQUINAMENTO UCCIDE ANCHE DOPO UNA BREVE ESPOSIZIONE
Autore: U. Liu et allGli autori hanno analizzato i dati del Multi-City Multi-Country (MCC) Collaborative Research Network database relativi all’inquinamento atmosferico giornaliero, correlandoli con la mortalità generale, per cause cardiovascolari e respiratorie in ben 652 città, sparse in 24 Paesi del mondo, dal 1986 al 2015, per un totale di circa 60 milioni di decessi.
E’ emerso che:
- la concentrazione annuale del PM è stata maggiore di quella massima suggerita dall’OMS ovvero di 56 μg/m3 e di 36 μg/m3 rispettivamente per PM10 e PM2,5;
- un aumento giornaliero di 10 μg/m3 di PM10 o PM2,5 si associava ad un aumento statisticamente significativo di morte, nelle stesse giornate in cui sono state effettuate le misurazioni. L’aumento del rischio per mortalità dovuta a cause naturali, cardiovascolari e respiratorie era rispettivamente dello 0,44%, 0,36% e 0,47% per i PM10 e del 0,68%, 0,55% e 0,74% per i PM2,5;
- l’incremento del rischio era più alto nelle aree geografiche con concentrazioni medie annuali di PM più basse e con temperature mediamente più elevate, come per esempio Sud America ed Australia;
- all’aumentare del PM aumentava proporzionalmente la mortalità e soprattutto il rischio aumentava anche per concentrazioni più basse di quelle oggi indicate come sicure dall’OMS.
Questo studio suggerisce quindi che l’esposizione, anche per poco tempo, al PM è associata ad un aumento del rischio di morte nel breve periodo e che le concentrazioni giornaliere di PM oggi consigliate dall’OMS andrebbero riviste. Ciò significa che perfino i Paesi ad alto reddito, con una qualità dell’aria relativamente buona, potrebbero ottenere benefici per la salute pubblica da un’ulteriore riduzione delle concentrazioni di PM.
Ambiente Particulate air pollution and daily
mortality in 652 cities,U. Liu et all,
The New England Journal of Medicine, agosto 2019
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