A cura di: Eleonora Morini
SPOT TELEVISIVI DI JUNK FOOD: RIDUCIAMOLI PER RIDURRE L’OBESITA' INFANTILE!
Autore: Mytton O.T. et all;I ricercatori dell’università di Cambridge hanno utilizzato un modello computerizzato, ovvero un modello matematico in grado di calcolare e predire i valori di alcune variabili per stimare e quantificare i benefici per la sanità pubblica, apportati della sospensione della pubblicità di junk food in televisione dalle 5,30 alle 21. I dati sono relativi al 2015 e riguardano 14 milioni di ragazzi di età compresa tra 5 e 17 anni.
E’ stato stimato che l’assenza di pubblicità in quella fascia oraria ridurrebbe l'apporto calorico di circa 9 kcal al giorno, il che nel lungo periodo diminuirebbe del 4,6% il numero di bambini con obesità e del 3,6% quelli con sovrappeso. Poiché l’obesità è meno frequente del sovrappeso, ciò significherebbe 40.000 bambini in meno con obesità e 120.000 in meno con sovrappeso, traducendosi in un beneficio economico annuo di 7,4 miliardi di sterline. Analizzando i dati in base alla condizione sociale, si evince che il maggior beneficio si avrebbe nella classe sociale meno abbiente con una riduzione del sovrappeso del 7% e dell’obesità del 9%. Se invece tutti gli spot pubblicitari vietati in quella fascia oraria, fossero spostati dalle 21 alle 5,30 del mattino successivo il beneficio di questa politica si ridurrebbe di circa un terzo.
Sebbene questo studio si basa su modelli matematici e quindi non tiene pienamente conto di tutti i fattori che possono influenzare l'impatto di questa politica, esso suggerisce che misure atte a vietare la pubblicità in televisione di cibo spazzature nelle ore in cui i ragazzi la guardano di più, può essere un ulteriore, valido aiuto nel contrastare l’obesità infantile, oltre agli altri importanti provvedimenti sociali come promuovere l’attività fisica, educazione alimentare, etc.
The potential health impact of restricting less healthy food
and beverage advertising on UK television between 05.30 and 21.00 hours: a modelling study.
Mytton O.T. et all; PLOS Medicine, ottobre 2020,
doi.org/10.1371/journal.pmed.1003212
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