I ricercatori italiani come....i missionari!
Collaboro da molti anni con alcuni ricercatori che lavorano negli Stati Uniti di cui ormai sono diventato buon amico e di tanto in tanto, in confidenza, mi chiedono: "ma come è possibile che il vostro sistema di finanziamento della ricerca sia così irragionevole?" ed ancora "perché non riuscite a modificarlo?". Rispondo imbarazzato che, per quanto possa sembrare incredibile, c’è una precisa volontà di mantenere lo status quo di gran parte di coloro che sarebbero preposti a gestire il cambiamento o, almeno, a lavorare per esso. E questo è stato vero anche quando a dirigere i Ministeri della Università e Ricerca Scientifica o della Salute o addirittura a Palazzo Chigi sono andati docenti universitari o medici e ricercatori. E loro candidamente continuano "e perché non vogliono che la faccenda cambi?" ed io, pazientemente (ma quanto sono ingenui ‘sti americani?), spiego loro che detenere i cordoni della borsa contribuisce a dare potere. "What else?", si chiederebbe il buon George. Poi, certo, c’è anche un bel po’ di ignoranza. Come leggiamo nella nota di oggi l’investimento sulla ricerca scientifica è molto redditizio anche solo in semplici termini economici ed al di là di qualunque considerazione valoriale extraeconomica. Se i nostri politici lo sapessero potrebbero perfino trovare utile cambiare i loro atteggiamenti. Nell’attesa del miracolo, i miei amici d’oltre oceano concludono quasi invariabilmente "certo che per voi Italiani decidere di fare i ricercatori nel vostro Paese, con stipendi spesso modesti e con pochissimi fondi, non è una scelta professionale; è come dedicare la vita ad una missione, come fare... il missionario". (vt)
Di quello che farà per uscire dalla crisi chi vincerà le elezioni si parla molto poco. Di formazione dei giovani e ricerca poi non ne parla nessuno. Ma aiutare la scienza è l’unico modo per tornare a crescere e lo è specialmente per noi senza materie prime e con un costo del lavoro così alto. Negli Stati Uniti la crisi economica è diventata un’opportunità per avviare progetti che altrimenti non sarebbero mai partiti. E lo stesso si fa in India, Vietnam, Brasile, Cina e persino Egitto. L’Italia con meno ricercatori e meno soldi di tutti i paesi avanzati sta per uscire dal giro di quelli che contano e così molti giovani di talento vanno all’estero.
Autore/i
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Giuseppe Remuzzi
Giuseppe Remuzzi è Direttore del Dipartimento di Medicina degli Ospedali Riuniti di Bergamo e coordina le attività di ricerca delle sedi di Bergamo dell’Istituto Mario Negri e del Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare. E’ membro del “Gruppo 2003” che annovera gli scienziati italiani più citati dalla letteratura scientifica ed ha ricevuto nel 2007 il “John P. Peters Award”, il più prestigioso premio nel campo della nefrologia internazionale. E’ Commendatore della Repubblica per meriti scientifici ed editorialista del Corriere della Sera.
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