Ma nel nostro Paese, la ricerca interessa davvero a qualcuno?
Stefania Giannini, Ministro del MIUR, si dice soddisfatta perché non ci sono stati tagli lineari al budget del suo dicastero ma solo una razionalizzazione della spesa. I fatti, che ognuno interpreta come vuole, sono che il fondo di finanziamento ordinario (FFO), la più importante fonte di finanziamento per le università italiane, è stato ridotto di 75 milioni di euro (30 per il 2014 e 45 per il 2015) ed un taglio ancora da quantificare sarebbe previsto anche per il Fondo ordinario per gli enti di ricerca. Vale la pena ricordare che la dotazione finanziaria del FFO era di 6.69 miliardi per il 2013. dopo aver subito tagli per quasi un miliardo e mezzo a partire dal 2009. Questi i fatti; tutto il resto è…interpretazione! (vt)
I ricercatori del nostro paese fanno sempre di più con sempre meno. Lo confermano tre diversi rapporti internazionali. Secondo l’International Comparative Performance of the UK Research Base – 2013, elaborato dalla Elsevier, nell’anno 2012 con l’1,1% dei ricercatori e l’1,5% delle risorse finanziarie globali, l’Italia ha prodotto il 3,8% degli articoli scientifici del pianeta che hanno ottenuto il 6% delle citazioni. Dunque i ricercatori italiani lavorano molto e soprattutto hanno stoffa. In termini di qualità (misurata in base al rapporto citazioni per articolo), i ricercatori italiani hanno superato gli americani e nella classifica mondiale e sono preceduti solo dai colleghi inglesi e svizzeri.
Autore/i
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Pietro Greco
Pietro Greco è giornalista scientifico e scrittore, laureato in chimica, è socio fondatore della Fondazione IDIS-Città della Scienza di Napoli. È membro del consiglio scientifico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). È direttore della rivista Scienza&Società edito dal Centro Pristem dell’università Bocconi di Milano. È condirettore del web journal Scienzainrete edito dal Gruppo 2003. Collabora dal 1987 con il quotidiano L’Unità, di cui è editorialista scientifico e ambientale.
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