Determinazione degli anticorpi nell’infezione da COVID-19

Una grande confusione sotto il sole. Il problema degli anticorpi nell’infezione da COVID-19 è una questione molto dibattuta e trattata ampiamente dai media in questi giorni. Si parla di test sierologici come se fossero la panacea nella lotta a questa terribile infezione e s’insinua il messaggio di una “patente immunologica”. Da una parte vi è una fortissima pressione sociale che richiede l’immediato utilizzo di questi test al fine di definire l’esposizione al virus con una conseguente protezione dallo stesso; d’altra parte la forsennata rincorsa da parte di società e ditte farmaceutiche, non sempre serie ed attendibili, forza l’immissione sul mercato dei più variegati prodotti a fini speculativi.

Tale pressione sociale, sostenuta anche da numerose istituzioni pubbliche e private, vorrebbe garantire una riapertura dell’attività che possa tutelare entrambi: lavoratori e datori di lavoro.

Peccato che non si tenga conto della scienza! Alla base di qualunque test che si voglia immettere sul mercato c’è da considerare che, ad oggi, si sa poco del come, quando e quanto si sviluppi un’immunità protettiva contro il SARS-COV-2.

Dei primi passi verso la comprensione dei fenomeni immunologici sono stati fatti, tuttavia non tutti i lavori pubblicati concordano; sono quindi necessari ulteriori studi per esplorare la dinamica ed il meccanismo delle risposte immunologiche anticorpali, al fine di sviluppare efficienti e affidabili test diagnostici. Ci sono ancora molte domande le cui risposte necessitano quindi di ricerca e studio. Ad esempio: dopo quanto tempo si sviluppano gli anticorpi protettivi contro il virus? Qual è la dose di anticorpi necessaria a combattere l’ infezione? Quali sono gli anticorpi protettivi? Esiste una dose virale in grado di stimolare adeguatamente il sistema immunitario? E se esiste qual è? Esiste una correlazione tra anticorpi e gravità della malattia? La tempesta citochinica presente nei pazienti COVID-19 modifica la risposta anticorpale? Considerato che la polmonite interstiziale è una delle più gravi manifestazioni, qual è il ruolo degli anticorpi proprio a livello polmonare?

Ricordando le parole di un vecchio libro Sapienziale “Meglio una manciata guadagnata con calma che due manciate con tormento e una corsa dietro al vento”. (Qoelet, IV, 6-7).

Autore: Lucia Lopalco

Lucia Lopalco è ricercatrice presso l’Ospedale San Raffaele di Milano. Si è sempre occupata di interazione tra il virus e l’ospite ed in particolare della ricerca di correlati immunologici sistemici e mucosali in grado di bloccare l’infezione da HIV. Dirige il laboratorio di Immunobiologia di HIV presso l’Ospedale San Raffaele. E’ autore di più di 100 lavori scientifici su riviste internazionali.

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