E SE IN OSPEDALE MI CURA UNO SPECIALIZZANDO?

E se in ospedale mi cura uno specializzando? Sono sicuro? Una domanda lecita, poiché non a tutti è sempre chiaro chi siano gli specializzandi. Sgombriamo subito il campo da una paura comune: lo specializzando è a tutti gli effetti un medico che ha completato gli studi ed è abilitato a svolgere la professione (dopo la laurea in Medicina, ha superato l’esame di Stato ed è iscritto all’Albo professionale, che può essere consultato da tutti), ma la formazione non finisce qui. Dopo l’abilitazione affronta un ulteriore percorso: in Medicina Generale per diventare Medico di Famiglia, oppure in un’area che riguarda un particolare “settore” della medicina per diventare Specialista.

In questo caso, la formazione dura dai 4 ai 5 anni al termine dei quali si acquisisce, appunto, il titolo di Specialista. La diversa durata dipende dalla specialità scelta: occorrono 5 anni per formare un chirurgo o un medico dell’urgenza, 4 per la maggior parte delle specializzazioni mediche o dei servizi clinici (radiodiagnostica, radioterapia, medicina legale, del lavoro…). Durante questi anni di studio il medico è “specializzando”.

È necessaria questa formazione post-laurea? Certamente! L’ordinamento sanitario la prevede perché lo Specialista si deve esprimere su pazienti per cui occorre la conoscenza approfondita di un determinato organo o apparato, delle sue funzioni, dei processi patologici che lo possono colpire e delle cure attualmente disponibili. Gli specializzandi devono quindi imparare ad essere medici attenti al dettaglio, sebbene debbano anche mantenere la visione d’insieme.

Che cosa fa lo specializzando? La formazione comprende sia la partecipazione ad attività didattiche (lezioni, corsi teorico-pratici, congressi), sia attività assistenziali, dedicate alla cura dei pazienti. Gli specializzandi affiancano gli specialisti in tutte le attività della branca medica scelta (visite ambulatoriali, turni ospedalieri, guardie, interventi), sviluppando gradualmente e sotto supervisione la capacità di svolgere questi compiti in autonomia. Sono quindi contemporaneamente studenti e lavoratori: non sono tuttavia dipendenti della struttura presso la quale operano, a differenza dei loro supervisori, chiamati in gergo “Strutturati”, sebbene recentemente sia stata consentita l’assunzione a tempo determinato e con incarico parziale degli specializzandi all’ultimo anno di formazione, poiché essi sono ormai in possesso delle competenze necessarie per svolgere un lavoro autonomo.

Dove incontriamo gli specializzandi? Solitamente presso ospedali e cliniche universitarie, ma anche in altre strutture accreditate. Ogni anno in Italia circa 8000 nuovi medici sono distribuiti tra le sedi di specializzazione. È quindi facile incontrare gli specializzandi, ma riconoscerli può essere difficile, soprattutto se nella stessa sede sono presenti studenti di medicina e giovani strutturati: non esistono infatti elementi distintivi nella divisa, tuttavia ogni medico dovrebbe esibire il cartellino attestante il proprio ruolo.

I pazienti possono sempre chiedere un confronto con lo strutturato responsabile del servizio, ma affidare la propria cura ad uno specializzando non deve scatenare preoccupazioni. Gli specializzandi hanno infatti superato molte prove per garantire la loro preparazione e spesso hanno più tempo per i pazienti degli strutturati. Infine, la cura è un cammino da percorrere insieme, medico e paziente: in essa il lavoro di squadra garantisce ad entrambi qualità di vita e risultati migliori.

Autore: Marina Valenzano

Marina Valenzano è medico specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo. Attiva particolarmente nell’ambito delle tecnologie per la cura del diabete mellito, attualmente collabora su progetti di ricerca ed assistenziali con il servizio di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del Metabolismo ed il Dipartimento di Scienze Mediche presso la Città della Salute e della Scienza di Torino.

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