Etica e sanità
La necessità di far fronte alle forme di contenimento della spesa sanitaria, dai Piani di rientro al blocco del turnover del personale, ha stimolato una attenzione inedita per le questioni attinenti il buon uso della risorse, l’etica e la lotta agli sprechi ed alla corruzione. Secondo recenti rilevazioni del Censis il 43,1% degli italiani attribuisce le cause della crisi economica alla “crisi morale della politica ed alla corruzione”, più che al debito pubblico (26,6%) ed al terzo posto viene indicato un altro elemento che ha a che fare con l’etica, l’evasione fiscale (24,8%).
I dati a questo proposito scarseggiano, ma la Corte dei Conti ha recentemente scritto che gran parte della corruzione del paese si annida “nei lavori pubblici e nella materia sanitaria”. E sebbene la sanità italiana continui ad essere uno dei settori che funzionano meglio nel paese, comincia ad essere forte la richiesta di interventi decisi volti a combattere le sacche di corruzione.
D’altra parte non è da oggi che le agenzie internazionali hanno sollevato la questione della mancata trasparenza gestionale nelle sanità, in modo particolare nei paesi latino-mediterranei. Trasparency International registra, nel caso dell’Italia, un 10% di cittadini che ricordano di aver pagato oltre il dovuto per accedere ad uno o più servizi sanitari. Ed Eurobarometro certifica che oltre il 90% dei cittadini italiani, contro valori attorno al 60-70% del resto dell’Europa, ritiene che la corruzione sia molto presente nelle istituzioni nazionali, locali e regionali.
Il maggiore ostacolo al miglioramento dei servizi sanitari pubblici viene individuato, secondo altre indagini, nel “malcostume di politici e amministratori” (38,6% del campione), seguito da “pressione e interessi dei privati” (32,6%) e, solo a grande distanza, da dalla competenza degli operatori e le richieste dei pazienti.
L’indagine sulla soddisfazione e la qualità percepita degli italiani in sanità, condotta nel 2010 dal Censis per conto del Ministero della Salute ha permesso di rilevare che una quota di ricoverati ha avuto la sensazione che altri “pazienti ricevano trattamenti di favore” nel corso della degenza (9,4% nella media italiana e 16,6% nel sud e nelle isole) e che la frequenza di casi di “malasanità” nella propria zona è ritenuta alta dal 24,4% degli italiani (41,7% nel sud e nelle isole).
Come affrontare il problema? Tutti concordano che occorre individuare, isolare e sanzionare coloro che si macchiano di atti illegali, e i tanti fatti di cronaca giudiziaria che nell’ultimo periodo sono stati portati alla ribalta ci confermano che le azioni di denuncia e giudizio sono frequenti da qualche tempo a questa parte. Il dibattitto sollevato da Ispe Sanità (Istituto per la promozione dell’etica in sanità) intende, però, richiamare la attenzione sulla necessità di promuovere una coscienza etica diffusa, nel senso di una responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti rispetto agli obiettivi collettivi - costituzionali, scientifici e professionali - che riguardano il settore della sanità.
Autore: Carla Collicelli
Carla Collicelli è Vice Direttore Generale del Censis. Tra le molte attività dedicate agli aspetti sanitari, è coinvolta nella Misurazione del Sistema di Valutazione dei Servizi sanitari del Ministero della Salute, nel Comitato Scientifico dell’Istituto Nazionale per la medicina della Povertà e delle Migrazioni e della Fondazione Glaxo Smith-Kline, nell’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici e nel Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi. Collabora, inoltre, con Il Sole 24 ore, il Messaggero e L’avvenire.
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