Il rapporto fra scienza e politica: istruzioni per l’uso

Nell’agenda politica dei vari partiti manca l’impegno a supportare la ricerca scientifica in modo chiaro, onesto e coerente con la Costituzione. Manca in verità dal dibattito politico l’impegno a favorire tutto ciò che ruota intorno al principio cardine di un paese virtuoso: la CULTURA.

Sono decenni che la politica si disinteressa di ricerca scientifica, umiliando spesso il rigoroso lavoro di molti scienziati e ricercatori. Un capitale umano, cresciuto nelle Università e centri di ricerca, che rischia di essere perso perché in assenza di valide prospettive lavorative sempre più frequentemente migra verso paesi più attrattivi in termini di risorse e di valutazione del merito, alimentando il fenomeno della “fuga di cervelli”. Chi rimane si trova spesso costretto a confrontarsi con una burocrazia ipertrofica e una crescente riduzione dei finanziamenti pubblici.

Si assiste inoltre ad un altro paradosso, forse anche più grave perché potrebbe minare le fondamenta di principi costituzionali, determinato da un cortocircuito istituzionale che, spesso per interessi politici, concentra le poche risorse disponibili per la ricerca, in alcuni “feudi dorati” senza una vera competizione delle idee. Per non essere fraintesi, l’articolo 9 della Costituzione stabilisce che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”. L’articolo 3 stabilisce altresì che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Siamo sicuri che questi due articoli della Costituzione siano realmente applicati nel settore della ricerca scientifica? Ad oggi le risorse destinate alla promozione della ricerca sono modeste e spesso distribuite in modo poco competitivo. È importante, quindi, che il nuovo governo e la politica tuttasupportino uno dei motori della forza propulsiva delle società moderne che permetta una crescita culturale, sociale ed economica. Serve quindi un impegno concreto per non penalizzare il futuro di un intero paese.

Purtroppo, finora è valso quello che diceva l’astrofisica Margherita Hack: “La scarsa considerazione che la nostra classe politica e in particolare quella più recente riserva all’istruzione, all’università e alla ricerca è la conseguenza del basso livello culturale della gran maggioranza degli eletti in Parlamento.” Bisogna, quindi, che si affermi il pensiero razionale e il metodo scientifico, che i nostri politici dovrebbero adottare per affrontare e risolvere i problemi, al netto della retorica elettorale di promesse inattese e senza seguito. Gli scienziati, dal canto loro, dovrebbero uscire dalle cattedrali, ormai nemmeno più tanto dorate, delle università e dei laboratori e “contaminarsi” con la società civile, attrezzarsi mentalmente per fare da argine al dilagare dell’ignoranza e del pregiudizio e aiutare società e politica a capire il valore della conoscenza per poter fare scelte libere e consapevoli.

Del resto, come diceva Ippocrate, “Esistono soltanto due cose: scienza e opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza”.

Autore: Antonio Musarò

Antonio Musarò, Professore Ordinario, insegna Istologia, embriologia e biotecnologie cellulari presso l’Università Sapienza di Roma e coordina il dottorato di ricerca in Morfogenesi e Ingegneria Tissutale. Dirige un gruppo di ricerca sulla fisiopatologia del muscolo. Molto attivo anche sul fronte della divulgazione scientifica, è direttore scientifico della Festa della Scienza (Salento).

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