La salute nel Mondo

Lo studio Global Burden of Disease pubblicato a settembre 2016 da Lancet è una pietra miliare nella storia della medicina. Uno sforzo ciclopico (coinvolge 716 scienziati di 515 istituzioni in quasi 200 paesi del mondo), che traccia una mappa dello stato di salute del mondo. E’ stato coordinato dalla Washington University di Seattle con il sostegno di Banca Mondiale, OMS, università di ogni parte del globo, e ha goduto del finanziamento della Bill e Melinda Gates Foundation.

Lo studio documenta che dal 1990 a oggi è aumentato il numero delle persone con una copertura assicurativa (pubblica o privata) per le malattie. La procreazione è molto più consapevole, muoiono meno neonati e bambini e sotto i cinque anni, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi di salute fissati dalle Nazioni Unite per il 2030 perché quanto a obesità, consumo di alcol e violenza si muore oggi come allora.

Questo terzo rapporto ha messo in fila 188 Paesi su una scala da 0 a 100. Prima è l’Islanda con un punteggio di 85, ultima è la Repubblica del Centro Africa con 20 punti. Gli Stati Uniti arrivano a 75 punti dietro la Slovenia, Grecia, Giappone tutti e tre a 76. E l'Italia dov’è? Abbiamo 78 punti come il Portogallo. Per me una grande delusione. Mi sarei aspettato di trovare l’Italia se non proprio fra i primi paesi almeno dentro i dieci di testa che sono Islanda, Singapore, Svezia, Andorra, Regno Unito, Finlandia, Spagna, Olanda, Canada, Australia. Invece siamo a metà classifica. Meglio di noi Norvegia, Lussemburgo, Irlanda, Malta, Germania, Danimarca, Cipro, Belgio e Svizzera.

Cosa c’è che non va da noi? Troppi adulti e soprattutto troppi bambini in sovrappeso. Andiamo male come qualità dell’aria e fumo di sigaretta, e per ciò che riguarda l’HIV. Siamo messi male per numero di morti in occasione di catastrofi naturali; questa voce fra i paesi industrializzati è negativa anche per Australia, Norvegia e Svizzera. Non andiamo troppo bene per consumo di alcol e violenza nei confronti del partner e andiamo malissimo per incidenti stradali. L’acqua da noi è pulita ma lo è dappertutto nei paesi industrializzati e la mortalità infantile è bassa come in tutti i paesi che ci precedono e per incidenti sul lavoro e gravidanze nelle adolescenti siamo in linea con gli altri; abbiamo un po’ meno morti per suicidio.

Ma non c’è proprio niente in cui siamo più bravi di tutti? Una cosa c’è: noi con pochissimi altri paesi al mondo (Svezia, Inghilterra, Finlandia, Olanda, Svizzera) abbiamo un Servizio Sanitario Nazionale. Il nostro si occupa proprio di tutti, indipendentemente dal ceto sociale e dalle possibilità economiche. In altri paesi del mondo si vive con il terrore di ammalarsi, noi sappiamo che quando ci ammaleremo ci sarà qualcuno che si occupa di noi. Ma noi del nostro Servizio Sanitario non ne parliamo abbastanza, non ne siamo abbastanza gelosi, non ci rendiamo conto tutti che è la cosa più preziosa che abbiamo. Insomma, se non fosse per il Servizio Sanitario Nazionale saremmo vicini ai paesi emergenti.

Autore: Giuseppe Remuzzi

Giuseppe Remuzzi è Direttore del Dipartimento di Medicina degli Ospedali Riuniti di Bergamo e coordina le attività di ricerca delle sedi di Bergamo dell’Istituto Mario Negri e del Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare. E’ membro del “Gruppo 2003” che annovera gli scienziati italiani più citati dalla letteratura scientifica ed ha ricevuto nel 2007 il “John P. Peters Award”, il più prestigioso premio nel campo della nefrologia internazionale. E’ Commendatore della Repubblica per meriti scientifici ed editorialista del Corriere della Sera.

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