La semplice prescrizione medica dell’esercizio fisico è realmente utile per contrastare l’attuale pandemia di obesità e diabete?

Nei paesi sviluppati un adulto su due ed un bambino su tre è in sovrappeso o obeso. L’eccesso di massa grassa si associa ad una serie di patologie croniche che riducono la qualità e la durata della vita ed, in particolare, è responsabile del preoccupante incremento del diabete di tipo 2. I recenti dati presentati dall’International Diabetes Federation stimano che nel mondo circa 380 milioni di persone hanno attualmente il diabete e che nel 2035 si arriverà a più di un miliardo di persone affette da diabete (550 milioni) o pre-diabete. L’esercizio fisico e la regolare attività fisica, se inseriti in un contesto di scelte salutari, sono in grado di prevenire il diabete di tipo 2 e sono un eccellente strumento terapeutico

Per questi motivi si va diffondendo nella classe medica il concetto di prescrivere l’esercizio fisico come si possono prescrivere dei farmaci per contrastare la pandemia di obesità e diabete. Non esistono però dimostrazioni della reale efficacia di quest’atteggiamento prescrittivo di cui beneficia una quota inferiore al 18% dei pazienti con diabete. 

Il problema è in realtà più complesso di una semplice ricetta in cui siano riportati suggerimenti individualizzati sulla quantità e modalità di esercizio fisico da svolgere. Si tratta di modificare un comportamento con un vissuto di anni di sedentarietà ed erronee scelte alimentari e di promuovere un contesto familiare, lavorativo, urbano, ambientale, economico che renda facili e convenienti le scelte di vita salutari. È dimostrato che l’attuazione da parte del medico di un colloquio, della durata di circa 30 minuti, strutturato e finalizzato alla promozione dell’esercizio fisico (counseling) è in grado di indurre un cambiamento a lungo termine in circa il 70% dei pazienti ambulatoriali con diabete di tipo 2. Le tecniche di counseling sono molto meno efficaci se il paziente è solo obeso o in sovrappeso o se si tratta di un bambino o di un adolescente. Quindi se vogliamo veramente prevenire il diabete, dobbiamo affrontare il problema della sedentarietà e della cattiva alimentazione con una strategia intersettoriale che sta a monte dell’intervento sanitario. 

Il 26 novembre, su proposta dell’Italian Wellness Alliance e della Società Italiana Obesità, è stato prodotto un documento di consenso di esperti sulle strategie intersettoriali utili, se adottate in maniera strutturata e coordinata, a promuovere l’esercizio fisico e l’attività motoria nella nostra popolazione (http://curiamo.unipg.it/pubblicazioni.htm). Le strategie riguardano i seguenti settori: scuola, famiglia, contesto urbano, luoghi di lavoro, mondo sanitario, tempo libero, turismo attivo e contesto sportivo. Le conclusioni del documento sono le seguenti:

1) le politiche di promozione dell’attività fisica a scopo salutare hanno un effetto costo-efficacia e costo-beneficio vantaggioso, creano quindi ricchezza e benessere per le nazioni che le adottano; 

2) l’Italia deve allinearsi alle politiche dei paesi europei più avanzati con l’attuazione di un piano nazionale per l’attività fisica; 

3) solo se rendiamo conveniente, rispetto all’abitudine della sedentarietà, la pratica regolare dell’attività fisica o dell’esercizio fisico questa potrà essere realmente adottata dalla maggior parte della nostra popolazione come scelta di vita.

Autore: Pierpaolo De Feo

Pierpaolo De Feo, è Professore Associato di Endocrinologia dell’Università di Perugia, dove dirige il C.U.R.I.A.MO. (Centro Universitario Ricerca Interdipartimentale Attività Motoria). E’ autore di circa 140 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali , diverse in tema di esercizio fisico e strategie per migliorare gli stili di vita. E’ stato coordinatore del Gruppo Attività Fisica di Diabete Italia ed è attualmente Presidente dell’Italian Wellness Alliance.

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