L’impegno e i programmi della International Society of Nephrology

I traguardi raggiunti negli ultimi dieci anni dalla comunità scientifica nefrologica nella promozione di strategie per prevenire, diagnosticare e curare le malattie renali sono stati impressionanti, grazie ai risultati della ricerca sperimentale e clinica. Il dovere dei nefrologi è di diffondere a livello globale, e dunque anche nei paesi poveri, questi straordinari risultati. La International Society of Nephrology (ISN) è impegnata, proprio nei paesi poveri o emergenti, nella formazione di figure professionali sia per l’attività clinica sia di ricerca.

A proposito della formazione clinica, il programma Educational Ambassadors consente ai centri nefrologici di questi paesi di invitare esperti di valore che tengono corsi su specifici argomenti. Inoltre, il programma “Sister Renal Center” favorisce la collaborazione tra centri nefrologici di parti diverse del mondo in modo da permettere il confronto tra i nefrologi dei paesi più poveri con i colleghi dei centri di avanguardia di altre regioni del mondo. Purtroppo, nei paesi poveri chi ha un’insufficienza renale acuta non ha a disposizione servizi medici adeguati ad assicurare una diagnosi tempestiva, cure adeguate, e soprattutto non ha nessuna possibilità di accedere alla dialisi, che sostituisce temporaneamente la funzione renale in attesa che questa venga ripristinata da opportune terapie. E' moralmente inaccettabile che questi pazienti, soprattutto se giovani, muoiano per la mancanza di cure che potrebbero guarirli, restituendoli alle loro famiglie di cui sono, magari, l'unico sostentamento.  Ora la ISN lancerà una nuova iniziativa che si chiamerà “0 by 25”, ad indicare che 0 persone dovranno morire di insufficienza renale acuta per il 2025. E' l'affermazione di un diritto. Prevenire e curare l'insufficienza renale acuta è un diritto dell'uomo così come lo è stato considerato il ricevere cure sostenibili per l'AIDS.

Quest’obiettivo richiede il coinvolgimento dei governi e, soprattutto, ha necessità di un pieno coinvolgimento dell'OMS con cui l'ISN negli anni scorsi ha stretto forti legami.

La ISN promuove anche iniziative volte a favorire il completamento del training per la ricerca clinica di giovani laureati e specializzati in paesi del Sud del mondo dove sono già presenti centri di ricerca. In questi paesi è importante sviluppare anche la ricerca clinica, che permette l'applicazione delle conoscenze ai bisogni di salute della società, perché molti di essi hanno puntato soprattutto sulla ricerca di base. Fino ad ora gli sforzi in questa direzione sono stati limitati dalla difficoltà di creare forti legami tra università e ospedali, finanziati per lo più dai governi, e il settore privato, generalmente molto debole nei paesi in via di sviluppo. Paesi come Brasile, Cina, India, e un po' meno, Malesia e Sud Africa, hanno cominciato a costruire questi rapporti di collaborazione, ma è necessario accelerare questi processi per chiudere in fretta il divario tra Nord e Sud del mondo.

Autore: Giuseppe Remuzzi

Giuseppe Remuzzi è Direttore del Dipartimento di Medicina degli Ospedali Riuniti di Bergamo e coordina le attività di ricerca delle sedi di Bergamo dell’Istituto Mario Negri e del Centro di Ricerche Cliniche per le Malattie Rare. E’ membro del “Gruppo 2003” che annovera gli scienziati italiani più citati dalla letteratura scientifica ed ha ricevuto nel 2007 il “John P. Peters Award”, il più prestigioso premio nel campo della nefrologia internazionale. E’ Commendatore della Repubblica per meriti scientifici ed editorialista del Corriere della Sera.

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