Nutrizione e salute, il ruolo dello iodio

Lo iodio è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei. Poiché questi svolgono un ruolo determinante nelle fasi dello sviluppo e dell’accrescimento, come pure nel mantenimento dell’equilibrio metabolico dell’organismo adulto, gli effetti negativi della carenza nutrizionale di iodio possono interessare tutte le fasi della vita.

Tuttavia, gravidanza e infanzia rappresentano le fasi in cui gli effetti possono essere più gravi perché gli ormoni tiroidei sono indispensabili per un adeguato sviluppo del sistema nervoso centrale che inizia durante la vita fetale e continua fino ai 3 anni di vita. Poiché la tiroide fetale comincia a funzionare intorno alla 12° settimana di vita embrionale, nei primi 3 mesi di gestazione sono gli ormoni materni che, attraversando la placenta, garantiscono adeguati livelli di ormoni tiroidei a livello fetale. Un adeguato apporto nutrizionale di iodio è importante anche durante l’allattamento perché durante questo periodo la ghiandola mammaria è in grado di arricchire il latte di iodio derivante dal circolo sanguigno.

Per ciò che riguarda le patologie legate alla carenza di iodio, la più frequente è il gozzo che rappresenta un adattamento della tiroide alla carenza di iodio: la tiroide aumenta di dimensioni per garantire un’adeguata produzione di ormoni tiroidei. E’ stato stimato che ancora oggi nel mondo sono circa 2 miliardi le persone esposte ai rischi della carenza di iodio, e solo nel nostro Paese circa 6 milioni sono affette da gozzo. Sebbene questo sia il più visibile effetto della iodocarenza, in realtà le conseguenze più gravi sono rappresentate dai disturbi neurologici derivanti da un’esposizione fetale e neonatale all’insufficiente apporto nutrizionale di iodio, che si traduce in un’esagerata prevalenza del gozzo in età pediatrica, in difetti della crescita di vario grado e nel raggiungimento di un quoziente intellettivo inferiore a quello ottenibile in condizioni di ottimale apporto di iodio.

Dal 2005 in Italia è in vigore una legge che prevede la vendita obbligatoria del sale iodato in tutti i punti vendita e dal 2009 è operativo presso l’Istituto Superiore di Sanità l’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia che valuta periodicamente l’efficienza e l’efficacia di questo programma di prevenzione su scala nazionale. I dati di vendita elaborati annualmente indicano che sebbene la percentuale di vendita di sale iodato nel nostro Paese abbia subito un notevole incremento (era il 27% nel 2003, mentre oggi è intorno al 55%), c’è ancora una parte della popolazione che non lo utilizza e quindi ancora uno sforzo deve essere fatto per informare i consumatori sull’importanza dell’utilizzo di sale iodato al posto di quello comune.

A tal proposito val la pena di ricordare che tutti possono usare il sale iodato, perché le quantità di iodio addizionato servono solo a compensare lo iodio mancante, senza alcun rischio di aggiungerne in eccesso. Inoltre, la prevenzione dei disordini da carenza iodica attraverso l’utilizzo di sale iodato non è in contrapposizione con la prevenzione delle patologie cardiovascolari che prevede la riduzione del sale in genere. I due programmi di prevenzione possono coesistere e supportarsi l’un l’altro, basta usare poco sale ma iodato.

Autore: Antonella Olivieri

Antonella Olivieri è Primo Ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità. Il suo impegno scientifico è prevalentemente rivolto alla prevenzione e alla sorveglianza delle patologie tiroidee ed è responsabile scientifico del Registro Nazionale degli Ipotiroidei Congeniti e dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia.

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