Solo un sano pragmatismo puo' salvare il SSN - 4. Il caso del diabete tipo 2, da un altro punto di vista

Il diabete di tipo 2 è una patologia cronica il cui numero di casi è in continuo aumento e che, di conseguenza, determina un carico assistenziale sulle strutture diabetologiche sempre maggiore. Una linea di pensiero sulla ‘governance’ assistenziale delle malattie corniche propone di modificare le modalità di assistenza ai pazienti con diabete attraverso un maggiore coinvolgimento del personale infermieristico o di altre figure non mediche (ad es. il farmacista), per ovviare alle difficoltà economiche e alle carenze di personale del sistema attuale. In questo modo si sposterebbe una parte del carico assistenziale dai medici a figure alternative, aumentando il volume di assistenza, almeno a livelli di base. Si andrebbe quindi oltre il modello di gestione integrata del diabete tra Medico di Medicina Generale (MMG) e centri Diabetologici, che si cerca di avviare (con molte difficoltà) da anni, proprio per ottenere lo scopo di distribuire l’assistenza al paziente diabetico su diverse figure professionali.

A supporto, esistono pubblicazioni (Vrijhoef HJ et al., 2002 e Rothman R et al., 2003), che dimostrano un buon livello di efficacia nella gestione del diabete attraverso l’impiego di più figure professionali. I risultati di questi studi sono in qualche modo attesi, poiché è intuitivo che un medico di base, che ha il dovere di gestire assistiti con numerose e diverse malattie, abbia meno tempo da dedicare al paziente con diabete rispetto a un infermiere dedicato. E’ infatti dimostrato (Stenner KL et al. Int J Nurs Stud 2011) che il paziente diabetico riporti maggiore soddisfazione con il personale infermieristico proprio grazie al tempo e all’attenzione maggiore che riceve, rispetto al MMG. Tuttavia, queste proposte confrontano la medicina di base con l’assistenza attribuita a infermieri o farmacisti, tenendo fuori dal ragionamento i Centri Diabetologici.

In realtà, per quanto riguarda le differenze negli esiti di trattamento dei pazienti con diabete, risulta chiaramente come i Centri Diabetologici forniscano una migliore assistenza rispetto ai medici di medicina generale (MMG). In diversi studi, infatti, si dimostra che sia gli indicatori intermedi (il controllo glicemico, la pressione arteriosa, il profilo lipidico, etc.) che finali (mortalità, ospedalizzazioni, ipoglicemie, etc.) sono significativamente migliori quando il paziente è visto regolarmente dal Centro Diabetologico (Ho M te al. Diab Care 1997; , De Berardis G et al. Diab Care 2004;Giorda C et al. Diab Med 2006; Giorda C et al Plos One 2012).

In aggiunta, il trasferimento di assistenza dai Centri diabetologici a MMG o infermieri non sarebbe a costo zero, dovendo essere giustamente remunerate le figure professionali sulle quali verrebbe trasferito il carico assistenziale.

L’Italia ha una rete diabetologica unica e che deve essere mantenuta, se non rinforzata. Provocatoriamente, viene da chiedersi se, invece di spostare risorse economiche su altre figure alternative allo specialista diabetologo, non sarebbe meglio investire le stesse risorse acquisendo un maggior numero di specialisti. Si avrebbero probabilmente migliore assistenza, minori complicanze, e certamente un maggior numero di viste specialistiche per più pazienti.

Autore: Marco Giorgio Baroni

Marco Giorgio Baroni ha lavorato al Medical College of St Bartholomew’s Hospital di Londra, dove ha conseguito il PhD in Medical Genetics, all’Università di Cagliari e all’Università Sapienza di Roma, dove è attualmente Professore Associato di Endocrinologia. I suoi interessi di ricerca sono rivolti allo studio della genetica e fisiopatologia del diabete e dell’aterosclerosi. E’ Coordinatore del gruppo di studio intersocietario Diabete e Aterosclerosi della Società Italiana di Diabetologia (SID) e della Società per lo Studio dell’Aterosclerosi (SISA), ed è Presidente della sezione Regionale della Società Italiana di Diabetologia-Lazio.

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