Stamina. La storia continua
La vicenda Stamina è una storia emblematica. Quella di un Paese che sta male. Dove la politica la fa da padrona nella sanità, i familismi all’italiana prevalgono sugli interessi della collettività e l’informazione confonde scienza e credenza. Lo dicono i fatti di una storia che nasce sei anni fa, quando colpito da una semi paresi facciale il guru di Stamina, lo psicologo Davide Vannoni, va a curarsi in Ucraina con delle infusioni a base di cellule staminali mesenchimali, estratte dal midollo. Non è chiaro con quali risultati ma con una folgorazione: quel metodo, che nessuna sperimentazione ha mai validato, può essere esportato e proposto come salvezza a centinaia di migliaia di persone colpite da terribili malattie neurodegenerative. Così, senza nessuna autorizzazione, iniziano i trattamenti a suon di decine di migliaia di euro, nei sottoscala di Via Giolitti a Torino.
Sono in 68 a denunciare e a far aprire l’inchiesta della Procura torinese su ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci guasti.
Con queste credenziali Stamina sbarca agli Spedali Civili di Brescia, dove manager e medici scattano sull’attenti, quando il braccio destro dell’allora potente direttore regionale della sanità lombarda preme sui vertici degli Spedali Civili di Brescia perché aprano le porte a Davide Vannoni e ai suoi. Quell’alto dirigente regionale risulterà poi essere, guarda caso, il paziente Stamina numero uno.
Ma Stamina è anche un emblema dei familismi all’italiana. Come quelli che portano la direttrice sanitaria degli Spedali Civili di Brescia e la segretaria scientifica del comitato etico a dare il via libera alle misteriose e forse pericolose infusioni, reclamate e ottenute anche da cognati e parenti stretti.
Nel frattempo un Comitato scientifico nominato dal Ministro Lorenzin boccia il metodo: quelle infusioni non conterrebbero nemmeno staminali e men che meno cellule neuronali in grado di guarire tante terribili malattie. Quel Comitato verrà poi “sospeso” dal Tar Lazio per presunta mancanza di imparzialità: gli scienziati si sarebbero già espressi prima contro Stamina, come aveva fatto la quasi totalità della comunità scientifica internazionale.
Intanto le istituzioni scientifiche finiscono sotto l’attacco di chi ha deciso di fare business con il turismo delle staminali, somministrando cellule di ogni tipo, senza prove scientifiche della loro capacità terapeutica. Una lobby che da tempo cerca di scardinare le regole della sperimentazione clinica in Europa e negli Usa, usando il grimaldello delle cure compassionevoli per somministrare a milioni di persone colpite da malattie inguaribili qualsiasi cosa abbia superato la sola fase uno della sperimentazione. Quella che dice se un farmaco è pericoloso o no. Peccato che nelle fasi successive della sperimentazione sull’uomo quel che non è tossico si riveli però roba inutile nel 99% dei casi. Che qualcuno vorrebbe far pagare allo Stato. Se la mossa riuscisse in futuro non racconteremo più storie come Stamina ma la bancarotta del nostro welfare sanitario.Autore: Paolo Russo
Paolo Russo è giornalista de La Stampa, dove scrive di politica economica e sanità. E' responsabile, inoltre, della comunicazione della Federazione Italiana Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (Fiaso) e del Campus Bio Medico di Roma.
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