Il finanziamento della ricerca scientifica sulle malattie virali in Italia – Impariamo dal COVID-19 per un futuro migliore
Si legge della speranza che questa negativa esperienza della COVID-19 possa farci riflettere così da rimediare ad errori precedenti sulle priorità da dare alla nostra organizzazione sociale. Da ottimista patologico (non è mia!), credo possa essere vero. Una delle priorità che il nostro Paese non si è mai dato è un adeguato investimento sulla ricerca scientifica. La nota di oggi fa il punto sulla ricerca nel campo delle malattie virali che ha sofferto particolarmente del problema ma le raccomandazioni e gli auspici possono essere estesi a tutti i settori della ricerca scientifica che, incredibilmente, è stata poco finanziata. (vt)
In tempo ‘di pace’, lontani dall’emergenza di queste settimane, non avevamo predisposto un adeguato piano di risposta sul territorio nazionale ad un’epidemia con le caratteristiche della COVID-19 (coronavirus disease-2019). Tuttavia, ricordiamoci che il “paziente 1” di Codogno fu annunciato il 21 febbraio e che fino al giorno prima c’erano solo i tre casi ricoverati allo Spallanzani di Roma. La speranza è che una volta fuori dall’emergenza impareremo la lezione in previsione di possibili, forse probabili, epidemie future. Il virus (SARS-CoV-2) è simile, ma non uguale al virus della SARS; serve tempo per conoscerlo meglio e l’unico modo per farlo è finanziando la ricerca.
Autore/i
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Guido Poli
Guido Poli è Professore Ordinario di Patologia Generale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha cominciato a fare ricerca su HIV/AIDS nel 1983 presso l’Istituto “Mario Negri” di Milano. Dal 1986 al 1993 ha lavorato a Bethesda (USA) al National Institute of Allergy and Infectious Diseases diretto da Anthony S. Fauci, leader mondiale nella lotta alle malattie infettive. Nel 1994 fonda, insieme ad Elisa Vicenzi, l’Unità d’Immunopatogenesi dell’AIDS all’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano dove tutt’ora entrambi lavorano.
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