Le basi “scientifiche” di uno sterminio di massa
La coincidenza ha voluto che ricevessi la nota odierna giusto nel giorno della memoria, lo scorso 27 gennaio. Giornali, telegiornali e chiacchierate in famiglia avevano affrontato il dramma degli Ebrei e la follia dell’Uomo; forse anche per questo la lettura della storia dell’eugenetica è stata emotivamente intensa. Ed ha anche confermato come l’ignoranza rappresenta un terreno fertile per il proliferare dell’ingiustizia. E’ confortante poter dire che oggi, grazie anche al progresso delle conoscenze scientifiche, tesi folli e pericolose come l’eugenetica non hanno più diritto di cittadinanza, almeno in un consesso raziocinante. Sappiamo che discendiamo tutti da poche donne africane e che il patrimonio genetico tra un bianco ed un nero o tra un ebreo ed un cinese ha lo stesso grado di modestissima diversità rivelabile tra il patrimonio genetico di Hitler e quello di uno qualunque dei suoi generali ariani. La conoscenza aiuta a decidere consapevolmente e spesso contribuisce a creare una società più giusta; sforziamoci di diffonderla. (vt)
Nel 1885 Sir Francis Galton, cugino di Charles Darwin, introdusse il termine eugenetica come “lo studio delle politiche di controllo sociale che possono migliorare le qualità razziali delle generazioni future, sia fisicamente che mentalmente”. Galton considerava l’intelligenza, le virtù sociali, il successo come caratteristiche primariamente genetiche. Gli orrori dell'Inghilterra Vittoriana come l'alcolismo, la povertà, nonché il destino della razze imperiali a governare i popoli colonizzati, avevano ora una giustificazione biologica.
Autore/i
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Antonio Pizzuti
Antonio Pizzuti insegna Genetica Medica all’Università Sapienza di Roma. E’ appassionato di filosofia della scienza, storia medievale e letteratura fantascientifica.
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