Lettera ai ricercatori in epoca di COVID-19
C’è stata una gran confusione sul COVD-19 e forse non poteva essere altrimenti. Nessuno era preparato a un’evenienza del genere e commettere errori nel prevedere l’evoluzione della malattia, nel dare consigli nel trovare rimedi era inevitabile. Però, poiché dagli errori s’impara, adesso è importante che di questi errori si parli, altrimenti restano inutili. La nota di oggi è un rimprovero costruttivo e pacato a molti clinici e ricercatori, a come si sono offerti ai media a come si sono confrontati con idee diverse. Speriamo che serva a far meglio la prossima volta. (vt)
Caro clinico, caro ricercatore, ti ringrazio per ciò che hai fatto per noi. Per le ore, giorni e notti in reparto cercando di salvare ogni vita, per quelli in laboratorio sperando di trovare evidenze che potessero spiegare, per quelli passati davanti al computer costruendo modelli per capire. Sapendo che ogni spiegazione avrebbe potuto essere diversa il giorno dopo. Senza di voi sarebbero morte ben più delle oltre 34 mila persone che piangiamo. Lo sforzo che avete fatto è immane. Lo so. Ne ho uno di voi accanto. Ho vissuto questa pandemia con gli occhi del paziente fragile, quale sono, e con quelli del medico e del ricercatore impegnato a sconfiggerla.
Autore/i
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Francesca Ulivi
Giornalista professionista, Direttore Generale e Comunicazione della Fondazione Italiana Diabete (www.fondazionediabete.org) e Chief Communication Officer di #iamhere, network internazionale che combatte “hate speech” e “fake news” sui social nel mondo. È stata Direttore Responsabile dei telegiornali di Mtv, Paramount Channel e Spike Channel ed ha lavorato in MEDIASET, Rai, Tele+, ANSA. Ha vinto numerosi premi per il giornalismo televisivo e per la Corporate Social Responsibility, tra cui, nel 2011 il Premio Ilaria Alpi per un reportage sulla rivoluzione in Libia.
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