Ce lo dice la ricerca: un paese corrotto corrompe i propri giovani.
Ma le persone ci nascono disoneste o ci diventano? La risposta ad una domanda così cruciale, per le ricadute che può avere sull’organizzazione ed il governo di paesi e comunità, andrebbe cercata rigorosamente, ossia con metodi scientifici. E, per fortuna, in uno studio pubblicato su Nature lo scorso 24 marzo è stata testata l’ipotesi di un meccanismo “acquisitivo” del grado individuale di disonestà, verificandone la correlazione con il livello di corruzione delle istituzioni nazionali.
Gli autori dello studio hanno prima creato un indice di “violazione delle regole” (in pratica di corruzione) di 159 paesi sulla base del grado di democrazia, attività economiche illecite etc. (tra i peggiori, alcuni paesi africani, dell’est europeo, asiatici e sud americani; tra i migliori alcuni paesi del centro e nord-europa, con l’Italia - purtroppo - agli ultimi posti in Europa). Hanno poi analizzato l’onestà di circa 100 studenti di 23 di questi paesi che coprivano un ampio range di corruzione nazionale. Agli studenti era richiesto di lanciare un dado e riportare il valore ottenuto, garantendo una somma crescente di danaro, per punteggi sempre maggiori. Lavorando su numerosità elevate è possibile statisticamente prevedere che i vari punteggi ottenuti nei vari lanci di un paese siano fra loro comparabili (tanti 1 quanti tanti 2, 3,...6) e quindi, anche se non era possibile conoscere l’onestà di ogni singolo partecipante era possibile stilare una classifica dell’onestà media degli studenti di ogni singolo paese (gli studenti italiani, per esempio, sono risultati mediamente onesti e quando imbrogliavano lo facevano “poco”, senza esagerare). I risultati complessivi indicano che c’è una stretta correlazione fra il grado di corruzione del singolo paese e il livello medio di onestà degli studenti di quello stesso paese. Lo studio è accompagnato da un editoriale che titola ”La corruzione corrompe”. Come dire piove sul bagnato; infatti, al ben noto effetto negativo della corruzione sulla produttività economica, questi dati suggeriscono che istituzioni corrotte, come quelle italiane, giocano anche un ruolo negativo sull’onestà individuale. E se non bastasse, ciò avviene fin dalla giovane età, preparando il terreno quindi a future classi dirigenti….composte da individui poco onesti. Bella eredità, davvero, che lasciamo a chi verrà dopo di noi. Per migliorare il nostro lascito etico, bisogna intervenire presto e bene, senza titubanze e senza lesinare sforzi.
Questo studio è l’esemplificazione di un concetto più volte ribadito e cioè di come l’approccio scientifico possa e debba avere un valore insostituibile ed irrinunciabile non solo nella vita di ogni cittadino consapevole ma anche nella gestione complessiva di una società. Studi simili, in svariati campi, dovrebbero essere commissionati o sponsorizzati da istituzioni locali e nazionali e i risultati dovrebbero poi essere utilizzati per individuare priorità e orientare scelte d’intervento politico ed amministrativo. Insomma, ancora una volta non è vero che con la ricerca non ci si mangia un panino, come ebbe a dire un disgraziato “superministro” dell’economia, per giunta docente universitario; spieghiamo al tipo che se la si incentiva, sapendone interpretare ed utilizzare i risultati, con la ricerca ci si diventa ricchi; ricchi economicamente e non solo.Autore: Vincenzo Trischitta
Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.
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