I fondi per la sanita' nella nuova legge di Bilancio
Nella legge di Bilancio 2019 il fondo sanitario nazionale (FSN) viene incrementato di € 4,5 miliardi nel triennio, compreso il miliardo già assegnato per il 2019 dalla precedente legislatura, e vengono stanziate risorse finalizzate a specifici obiettivi.
In particolare:
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Al fine di ridurre le liste di attesa sono previsti € 150 milioni, esclusivamente dedicati all’implementazione e ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche dei sistemi di prenotazione elettronica, ma non ad aumentare l’offerta di prestazioni. Il riparto di tali risorse è subordinato a un decreto ministeriale previa Intesa Stato-Regioni.
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Per la Medicina generale e per le Scuole di Specializzazione sono state stanziate risorse per finanziare ulteriori borse di studio: intervento rilevante per ridurre gradualmente l’attuale imbuto formativo e ringiovanire il capitale umano, anche se rimane indispensabile gestire il fenomeno delle borse che a seguito di rinunce non vengono riassegnate, risultando così “perdute”.
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Previsto un incremento di € 2 miliardi per il programma di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico.
Restano fuori dalla manovra alcune indifferibili priorità per evitare il collasso della sanità pubblica come i rinnovi contrattuali, che in assenza di risorse vincolate le Regioni dovranno finanziare con il fondo sanitario, lo sblocco del turnover per fronteggiare la verosimile emorragia di professionisti del SSN conseguente all’applicazione della “quota 100”, l’esigibilità dei nuovi LEA ancora impossibile sulla maggior parte del territorio nazionale considerato che i nomenclatori tariffari sono ancora “ostaggio” del MEF per mancata copertura finanziaria, oltre all’eliminazione del superticket.
Se dunque è giusto dare merito alla Ministra Grillo di avere sensibilizzato l’Esecutivo sui bisogni della sanità, alcune gravi lacune rischiano di peggiorare lo “stato di salute” del SSN:
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Le risorse che il Governo giallo-verde mette sul piatto della sanità saranno utilizzabili solo nel 2020- 2021 e vincolate alle ardite previsioni di crescita economica, proprio nel momento in cui invece l’ISTAT certifica lo stop del PIL nel terzo trimestre del 2018.
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Le risorse assegnate per il 2020 e per il 2021 sono subordinate alla stipula, entro il 31 gennaio 2019, di una Intesa Stato-Regioni per il Patto per la Salute 2019-2021 che contempli varie “misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi”. Tutte le misure previste sono ampiamente condivisibili, ma la deadline al 31 gennaio è illusoria, visto che la stesura del nuovo Patto per la Salute difficilmente potrà essere avviata prima dell’approvazione della Legge di Bilancio e che i tempi per le consultazioni sono risicati. Ecco perché il Parlamento dovrebbe prorogare la scadenza almeno al 31 marzo.
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Restano inevase alcune importanti criticità: sarebbe infatti indispensabile destinare interamente il miliardo già previsto dalla precedente legislatura ai rinnovi contrattuali e anticipare al 2019 almeno un miliardo per lo sblocco del turnover, per rendere esigibili i nuovi LEA e per eliminare il superticket.
Autore: Nino Cartabellotta
Nino Cartabellotta (www.ninocartabellotta.it) è medico, specialista in medicina interna e gastroenterologia; si interessa di metodologia con competenze trasversali a tutte le professioni ed i livelli organizzativi del sistema sanitario. Fondatore nel 1996 del Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (www.gimbe.org), dal 2010 è presidente della Fondazione GIMBE. E’, inoltre, Direttore Responsabile di Evidence, rivista metodologica open access e Autore del blog “La sanità che vorrei”.
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