I test di accesso alla Facolta' di Medicina

Anche quest’anno, come ogni anno in questo periodo, l’interesse si è improvvisamente riacceso sul concorso per l’accesso alla Facoltà di Medicina. Le cronache riportano di blocchi stradali e traffico impazzito causati dal torrenziale numero di speranzosi studenti che si presentano a migliaia al concorso. Passata la sfuriata giornalistica, e presentato qualche ricorso alle autorità competenti, si ritorna presto nell’oblio lasciando un problema così importante e di rilevante interesse sociale del tutto insoluto.

Intendiamoci: l’accesso a “numero chiuso” alla facoltà di Medicina e Chirurgia, introdotta nel nostro paese principalmente per ottemperare ad una disposizione comunitaria, ha reso possibile una programmazione controllata del numero di medici necessario al funzionamento del nostro sistema sanitario. L’attenta programmazione del numero di accessi alla facoltà di Medicina e Chirurgia e successivamente alle Scuole di Specializzazione, costituisce infatti uno strumento fondamentale per adattare dinamicamente le necessità sanitarie alle variazioni epidemiologiche delle varie patologie. Tuttavia l’attuale procedura per l’ammissione alla Facoltà di Medicina presenta un evidente limite intrinseco che la rende oltre che ingiusta ed anticostituzionale anche esposta a potenziali manipolazioni. Vediamo perché.

L’attuale normativa concorsuale per l’ammissione alla Facoltà di Medicina presso le Università Pubbliche Italiane prevede un esame di accesso basato sulla somministrazione di quiz su argomenti di cultura generale, biologia, chimica e fisica/matematica. La prova di ammissione consiste nella soluzione di quesiti formulati con cinque opzioni di risposta, di cui una sola corretta. I quiz devono essere risolti in 120 minuti. Conclusa la prova, viene compilata una graduatoria generale di merito e viene attribuito a ciascun candidato un punteggio equivalente alla somma dei voti riportati nella prova. I quiz sono uguali per tutti gli atenei (preparati ed inviati dal Ministero della Pubblica Istruzione il giorno dell’esame) e l’esame di ammissione avviene nella stessa data a livello nazionale. Fin qui niente di male. Cos’è che non va? Lo studente può fare domanda ad un unico ateneo pubblico e le graduatorie non sono nazionali bensì specifiche per il singolo Ateneo. Si può quindi verificare (e si verifica puntualmente) che di due studenti con eguale punteggio uno superi l’esame in un Ateneo (dove si è verificato un basso punteggio medio) e l’altro venga bocciato in un diverso Ateneo (dove, al contrario, si è auto un alto punteggio medio). O che uno studente bocciato in un Ateneo abbia un punteggio più alto di un altro concorrente ammesso in un diverso Ateneo. Proprio per prevenire queste evidenti discrepanze ed ingiustizie, in altri paesi europei, si ha un test con graduatoria nazionale e gli studenti ammessi scelgono la sede universitaria sulla base della graduatoria. Inoltre, una graduatoria nazionale renderebbe decisamente più difficoltosa la sua manipolazione a livello locale, come è accaduto di recente in alcuni Atenei. Banale no? Ebbene negli ultimi tre anni si è discusso della faccenda con numerosi colleghi universitari, parlamentari, noti responsabili di partito nel settore della sanità, scritto all’ex Min. Gelmini (ovviamente senza ricevere alcuna risposta) e contribuito a redigere un disegno di legge, dimenticato in Commissione Sanità della Camera. Niente. Perché?

Autore: Achille Gaspardone

Achille Gaspardone è attualmente Direttore del Dipartimento di Medicina e della Divisione di Cardiologia dell’Ospedale S. Eugenio-CTO di Roma. Ha svolto la sua attività professionale in Italia ed in prestigiosi centri esteri. E’ membro dell’American College of Cardiology e dell’European Society of Cardiology.

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