Il surriscaldamento del pianeta minaccia il nostro futuro

Un articolo su Nature Medicine ha riportato che nell’estate del 2022 in Europa si è osservato un eccesso di ben 61mila decessi causati dal caldo. I dati, preoccupanti per tutto il territorio europeo, sono davvero terribili per il nostro Paese. L’Italia con circa il 10% della popolazione europea analizzata, ha contato quasi il 30% delle morti (circa 18mila). E le prospettive non sono migliori, anzi in assenza di interventi che invertano la rotta, si calcola che nel 2040 i morti per caldo nel nostro continente saranno più di 90mila. A pagare il prezzo maggiore sono stati gli anziani, i fragili perché affetti da problemi cronici di salute (diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie, disturbi cognitivi, etc.) e gli individui socialmente meno fortunati.

Come abbiamo già riportato, l’aumento della temperatura è dovuto in massima parte all’enorme emissione di CO2 (45 miliardi di tonnellate per anno). Servono quindi interventi di MITIGAZIONE che riducano la produzione e aumentino la rimozione dei gas serra, quali la CO2, il metano, CH4 e il (prot)ossido di azoto, N2O.

Sono tante le cose da fare per ridurre la produzione di gas serra ma quella che più facilmente possiamo fare noi, comuni cittadini senza peraltro affrontare spese di alcun tipo, è di ridurre drasticamente (almeno del 50%) l’uso di proteine da animali da allevamento e soprattutto di carne. Inoltre, per produrre un chilogrammo di manzo, maiale e pollame, si consumano circa 1500, 800 e 550 litri di acqua la cui disponibilità è a rischio, soprattutto in alcune zone del mondo. Infine, mangiare troppa carne è dannoso per la salute individuale poiché aumenta il rischio di molte malattie cardio-metaboliche e di alcune forme di cancro. Quindi, cosa aspettiamo per modificare la nostra dieta orientandola molto di più su altri alimenti (vegetali, farinacei, grassi non animali come l’olio d’oliva) meno pericolosi per la salute nostra e del nostro pianeta?

E mentre impariamo a produrre meno gas serra, come possiamo difenderci dagli eccessi di calore (si tratta del secondo approccio, quello definito come ADATTAMENTO)? Un recente studio sul Lancet ci spiega che piantare alberi nelle città (sono state prese in esame 93 città europee, per un totale di quasi 60 milioni di abitanti adulti) possa avere effetti positivi sulla riduzione delle ondate di calore e sui morti correlati. In estrema sintesi, la copertura media attuale con alberi nelle città esaminate è pari al 15% (con un range molto ampio, ci sono città dove è solo del 2% ed altre dove è maggiore del 30%). Aumentarla al 25% ridurrebbe la temperatura media di 0,3 °C e sarebbe in grado di prevenire il 21% dei morti causati dalle ondate di calore. Portare la copertura media con alberi al 30%, ridurrebbe la temperatura di 0,4 °C e preverrebbe quasi il 40% dei morti causati dall’eccesso di caldo. Un risultato eccellente, oltre al fatto che le città, con più alberi, diventerebbero anche più belle.

Alle prossime elezioni amministrative, voterò chi prometterà di piantare più alberi nella mia città.

Autore: Vincenzo Trischitta

 
 

Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.

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