Il vaccino Astra Zeneca - una storia confusa, gestita con scarso senso di responsabilita'
Introduzione
Ieri l’EMA si è espressa su Vaxzevria, il vaccino AstraZeneca contro il COVID-19. Si è immediatamente scatenata una canea di interventi in cui molti giornalisti e scienziati hanno interpretato i dati secondo le proprie convinzioni preconcette. La gente è infastidita, non sa cosa decidere e ciò sortisce un effetto disincentivante sull’intera campagna vaccinale. Proviamo a dare un contributo di chiarezza partendo dai dati.
In Europa si sono avuti 86 casi di tromboembolia venosa (in gran parte cerebrale – in Inglese CVT - e in parte addominale) su circa 25 milioni di vaccinati Vaxzevria e quindi 3-4 casi/milione. In un numero frequente ma non specificato di casi, la trombosi venosa si è associata alla riduzione del numero di piastrine, evento che ricorda quanto accade raramente nel trattamento con eparina, soprattutto di vecchia generazione. Questa incidenza è del tutto sovrapponibile, se non meno frequente, di quanto riportato nella popolazione generale per la sola CVT, pur senza informazioni sulla riduzione delle piastrine (13-16 casi/milione, https://www.nature.com/articles/nrneurol.2017.104). In 18 degli 86 casi il paziente è morto, quindi 1 caso/1,4 milioni di pazienti vaccinati. Nonostante questi dati, l’EMA ha dichiarato un “possibile link” tra Vaxzevria e tromboembolismo venoso pur ribadendo che il rapporto rischio-beneficio resta abbondantemente vantaggioso e non identificando sottogruppi di pazienti da non trattare. Intanto, nei giorni precedenti e senza aspettare l’EMA alcuni Paesi, tra cui Francia e Germania, hanno deciso di non somministrare Vaxzevria sotto i 55-60 anni. Oggi il Ministero della Salute ha deciso di raccomandare l’uso di Vaxzevria in “via preferenziale” per gli over 60, pur se resta utilizzabile per tutti gli over 18. Questi i dati e le decisioni politiche assunte. Adesso aggiungiamo altri dati e poi qualche domanda lasciando al lettore le risposte.
In un anno in Italia si sono registrati 3.7 milioni di casi di COIVD-19 (circa il 6% della popolazione) con circa 112mila decessi (il 3% degli ammalati). In realtà il tasso di letalità è > 20% se >80 anni, circa 10% per i 70-79 anni, il 3% per i 60-69 anni e giù a livelli sempre più bassi per i più giovani. Le cronache ci informano che molte persone di tutte le età, preoccupati dalle notizie che impazzano con toni allarmistici sui media, decidono di ritardare o rinunciare al vaccino. Supponiamo che 1 milione di sessantenni non si vaccini, cosa è possibile ipotizzare? Nell’attuale situazione epidemiologica è ragionevole ipotizzare che 50-60mila si ammaleranno di COVID-19 nel corso del prossimo anno e che il 3%, cioè 1500-1800 persone moriranno. Se invece ciò accadesse tra i 70enni, il numero di morti sarebbe triplicato (circa 5mila morti) e se ci riferissimo agli ultraottantenni si arriverebbe ad ipotizzare circa 10mila decessi. Adesso paragonate questi numeri (o magari dimezzateli, per essere conservativi) a quelli dei decessi per CVT ed altre trombosi venose sui primi 25 milioni di vaccinati con Vaxzevria. Avete ancora paura di vaccinarvi o avete paura del COVID-19? Ma qualcuno si vuole assumere la responsabilità di parlare chiaramente agli Italiani (e agli Europei)?
Il consiglio del medico oggi non può che essere “vaccinatevi appena potete, con qualunque vaccino”.
Autore: Vincenzo Trischitta
Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.
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