La salute dell’uomo e' un tutt'uno con quella del pianeta.
Introduzione
La salute dell’uomo è inestricabilmente interconnessa con quella di tutti gli altri esseri viventi del nostro pianeta. Il problema è talmente ineludibile che una delle più prestigiose riviste mediche come il Lancet ha recentemente creato la sezione “Planetary Health”. Tra le tante modifiche negative che il COVID-19 ha prodotto nella nostra vita, ce n’è anche qualcuna positiva, come quella di aver puntato il dito contro il rischio di pandemia causato dalla deforestazione. Il sospetto che la deforestazione fosse dannosa anche per la salute dell’uomo non è nuovo ma adesso ci sono alcune certezze in più.
Studi recenti, sciencemag.org e nature.com, infatti, dimostrano che poiché la deforestazione causa l’estinzione o la forte riduzione di alcune specie animali (le più fragili) altre specie prendono il sopravvento (per esempio i roditori), si moltiplicano e quindi tendono ad entrare più facilmente in contatto con l’uomo. Ciò aumenta il rischio di zoonosi, cioè di creare una nuova malattia legata all’infezione dell’uomo con un agente patogeno fino a quel momento limitato al mondo animale.
E’ stato calcolato che sono ben 143 i mammiferi affetti da malattie trasmissibili all’uomo o al bestiame di allevamento che a sua volta infetta l’uomo. E a causa della deforestazione questi mammiferi (prevalentemente pipistrelli, ratti e primati) sono sempre più a contatto con la nostra specie. Ma la deforestazione non è l’unico elemento che aumenta il rischio di zoonosi. C’è anche quello della caccia e del commercio di animali selvatici, attività che per alcune comunità rurali costituiscono un importante fattore di sussistenza. Ma il vero problema è che il commercio di animali selvatici e segnatamente delle loro carni in Cina ha un valore annuo di circa 20 miliardi di dollari. La Cina lo ha temporaneamente sospeso (almeno ufficialmente) ma fino a quando, in assenza di importanti misure di contrasto e di investimenti? Dovrebbe essere vietato il commercio di primati, pangolini, alcuni uccelli come le civette, pipistrelli e tutti i roditori che sono particolarmente ricchi di virus ed altri patogeni. Ma come arrivarci? E come è possibile esercitare le giuste pressioni sui vari governi perché cessi la deforestazione? E’ evidente quanto sia necessario un forte sforzo collaborativo su base planetaria con infettivologi, esperti di salute pubblica, veterinari, agronomi, ecologisti ed economisti che lavorino insieme per immaginare un diverso modello di sfruttamento delle risorse del pianeta. Un modello che mantenga la salute dei suoi abitanti, tutti, inclusi animali e vegetali. Certo un intervento del genere è costoso ma il rapporto con i benefici sarebbe molto vantaggioso. E’ stato calcolato, infatti, che si tratterebbe di spendere circa 30 miliardi di dollari l’anno mentre all’intera umanità il dramma del COVID-19, al netto delle sofferenze di milioni di pazienti e loro parenti e costato più di 5000 miliardi di dollari! Sarebbe il caso che argomenti come questi, così centrali per il nostro futuro, entrassero a pieno titolo nel dibattito sociale.
Autore: Vincenzo Trischitta
Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.
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