Le ondate di calore aumentano il rischio di morte, soprattutto dei piu' fragili.

Molte attività umane, così come organizzate oggi, causano inevitabilmente un riscaldamento globale del nostro pianeta e ciò, di conseguenza, aumenta il rischio di ondate di calore. Con questo termine si intende un episodio di temperatura inusualmente elevata che duri almeno 2 giorni (spesso molto di più). Poiché per “inusualmente elevata” ci si riferisce a valori al di fuori di quelli storicamente registrati in quella specifica località, se ne deduce che la stessa temperatura può rappresentare un’ondata di calore in alcuni paesi (dove l’eccezionalità dell’evento è in grado di danneggiare la salute della popolazione non abituata a difendersi da quegli eccessi) ed essere invece del tutto normale in altri paesi, abituati a quella stessa temperatura e quindi capaci di difendersene.

Nelle condizioni attuali, quasi la metà della popolazione mondiale può essere esposta ad ondate di calore, compresi circa 1 miliardo di lavoratori, un terzo dei quali ne subisce gli effetti deleteri sulla salute di cui si parla più avanti. Purtroppo, l’ondata di calore che quest’anno ha afflitto gran parte del mondo (USA, Europa, Cina, subcontinente indiano) non resterà un caso isolato. Un report del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’ONU predice che le ondate di calore nel futuro saranno più calde, più frequenti e dureranno di più. Le previsioni dicono che per l’aumento di “solo” 1,5 gradi entro il 2050, ci saranno circa 4 miliardi di esseri umani esposti ad ondate di calore e di questi più di 1 miliardo in condizioni socioeconomiche molto vulnerabili e quindi con scarse capacità di difesa. In alcune zone del mondo, il rischio sarà addirittura decuplicato.

Le ondate di calore provocano un aumento della mortalità. Nel 2019 le ondate di caldo hanno causato nel mondo 319mila vittime, più di quanto ne abbiano causate tutti gli altri disastri naturali combinati insieme.

Come già detto, l’aumentato rischio di morte interessa soprattutto le popolazioni dei paesi più poveri e all’interno di ogni singolo paese i soggetti più poveri, più anziani e le minoranze etniche. Insomma, come spesso accade, i più deboli, i più fragili pagano prezzi più alti. E nel caso in specie la diseguaglianza è particolarmente odiosa perché i paesi più poveri e i soggetti più deboli sono quelli che contribuiscono meno al riscaldamento globale. Le principali cause di morte da ondata di calore sono cardiovascolari (soprattutto ictus, ma anche cardiache), infezioni respiratorie, renali, il diabete, l’ipertensione. Ma sono aumentati anche i decessi da cause esterne come omicidi, suicidi, incidenti stradali. E non bisogna pensare che il rischio di morte sia solo acuto (in coincidenza con l’ondata di calore) perché l’aumento di mortalità, causato da danni d’organo e/o deficit cognitivo irreversibili, permane addirittura per decadi dopo l’episodio meteorologico. Sebbene, soprattutto nei paesi più ricchi, si osserva un certo grado di adattamento alle alte temperature, è ragionevole ipotizzare che senza investimenti in ricerca e gestione del rischio il numero di malattie e di morti secondarie all’aumento della temperatura aumenterà nel corso dei prossimi anni, con considerevoli costi sociali ed economici.

Autore: Vincenzo Trischitta

 
 

Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.

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