L'etica della lungimiranza per un mondo piu' sano

La Terra dovrebbe cessare di esistere fra circa 5 miliardi di anni, inglobata dall’inevitabile espansione del Sole. Abbiamo ancora un sacco di strada da fare. Ma riusciremo a sopravvivere tanto a lungo? Al netto di eventi naturali non prevedibili né controllabili, riusciremo a non auto-estinguerci a causa di comportamenti irresponsabili? Forse dalla nostra storia e dai nostri errori, possiamo imparare a preparare un futuro migliore. Vediamo, quindi, da dove veniamo.

Ci separiamo dall’orango 13 milioni di anni addietro e dallo scimpanzé “solo” 6 milioni di anni fa, quando scendemmo da un albero dell’Africa Centrale e cominciammo a camminare mantenendo la posizione quasi eretta. E, dopo un lungo viaggio, si arriva a poche centinaia di migliaia di anni fa, quando è comparso Homo Sapiens con un cervello quattro volte più grande dello scimpanzé ed una gran voglia di viaggiare. Così 60.000 anni fa dal Kenya e dall’Etiopia cominciammo a conquistare tutta la Terra. Poi, 10.000 anni fa, Sapiens scopre il modo di allevare animali e coltivare piante, procurandosi cibo con una certa facilità e comincia l’espansione demografica che ci porta ai giorni nostri caratterizzati dai rischi d’inquinamento e surriscaldamento del pianeta, disastri nucleari, l’epidemia di malattie da sovralimentazione e sedentarietà o l’insorgere di nuove malattie infettive, per il 75% trasmesse dagli animali, prevalentemente causate della distruzione ambientale.

C’è il rischio che, così continuando, non dureremo a lungo. D’altra parte è già successo più volte che i nostri comportamenti abbiano causato un’involuzione sociale e culturale, arrivando quasi all’estinzione. L’esempio più clamoroso è quello dell’isola di Pasqua, dove la popolazione viveva in equilibrio con la natura ricavandone il proprio sostentamento. Poi, intorno all’anno 1000, anche per trasportare i famosi “moai” - le enormi sculture raffiguranti busti umani, probabilmente di capi tribù - cominciò un’opera di deforestazione che nel giro di qualche secolo, procurò impoverimento del suolo, estinzione di fauna e flora, difficoltà nell’approvvigionamento del cibo, arrivando addirittura al cannibalismo come unica sorgente di proteine animali. La popolazione si ridusse drasticamente rischiando l’estinzione. Insomma, l’uomo ha già dimostrato che per una miope rappresentazione e gestione del potere e più in generale per l’incapacità a pensare il proprio futuro, è in grado di mettere a repentaglio la propria sopravvivenza.

Riusciremo, quindi, a non auto-estinguerci per comportamenti irresponsabili? Per riuscirci, bisogna lavorare duramente e affrontare sacrifici che lascino in eredità una società più giusta, più sostenibile, più sana e che occupi, lontana dall’auto-estinzione, un pianeta migliore. E bisogna farlo senza avere nulla in cambio perché certamente non riusciremo a godere né dei frutti del nostro impegno, né della gratitudine di chi li raccoglierà. Insomma, per preparare un mondo migliore di cui non godremo, dovremo essere eticamente lungimiranti. Ne saremo in grado? Per fortuna, cominciano a crescere alcune iniziative in questo senso. La più recente è quella del Lancet, “The manifesto” che potete ascoltare su https://www.youtube.com/watch?v=uwlu9lPKPPc per riconciliarvi con l’idea di intelligente lungimiranza. E se volete leggere il testo e, magari, manifestare la vostra adesione, andate su http://preview.smartfocusdigital.com/go.asp?/.2014.digitalmarketing.planetaryhealth.homepage/bELA001

Autore: Vincenzo Trischitta

 
 

Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.

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