Quando un test merita di diventare “diagnostico”

Le più importanti linee guida internazionali indicano con grande chiarezza come prima che un test su sangue o di “imaging” (esami radiologici ed affini), venga utilizzato a fini diagnostici deve essere accertato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che:

Le più importanti linee guida internazionali indicano con grande chiarezza come prima che un test su sangue o di “imaging” (esami radiologici ed affini), venga utilizzato a fini diagnostici deve essere accertato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che: 

1. Abbia, effettivamente, un adeguato potere diagnostico o predittivo. Può sembrare poco credibile, ma non sempre i nuovi test si sono rivelati all’altezza delle aspettative, dimostrando quanto frettolosa fosse stata la loro introduzione nella pratica clinica. Un esempio clamoroso è quello della totale inutilità dei test genetici per predire le più comuni malattie come il diabete, l’ipertensione, l’osteoporosi, l’obesità etc. 

2. Aggiunga un miglioramento significativo ai test già in uso o, in alternativa, che sia più economico dei test tradizionali (evenienza estremamente improbabile). Non basta cioè che sia un buon test se ne abbiamo già di altrettanto buoni e meno costosi, pur se meno “alla moda”. 

3. Migliori significativamente l’efficacia della cura e/o della prevenzione della malattia verso cui è diretto. A che serve, infatti, spendere del danaro che potrebbe essere altrimenti utilizzato se la maggiore conoscenza che deriva dal test non si traduce in una cura migliore?

Fatte salve queste caratteristiche, le autorità sanitarie assumano le loro decisioni che dovrebbero essere sempre guidate da un criterio di priorità in base alla disponibilità di fondi e strutture. Una società giusta e colta sceglie come investire le risorse disponibili sulla base della gravità e della frequenza delle singole malattie. Non è cinismo ma semplice raziocinio. Poche regole, insomma, dettate dalle evidenze scientifiche e da uno stringente approccio razionale.

Non è giustificata, perciò, la superficialità con cui eminenti medici e ricercatori invitano ad una sempre maggiore utilizzazione di test diagnostici, soprattutto se le spese derivanti sono a carico del sistema sanitario nazionale. Ciò può creare false illusioni o ingenerare nel cittadino la preoccupazione di non poter usufruire di tutte le conoscenze mediche per il mantenimento ed il miglioramento del proprio stato di salute. Ma d’altra parte tocca anche ai pazienti essere informati e, di fronte alla proposta di eseguire test diagnostici, chiedere se… i requisiti di cui ai punti 1, 2 e 3 sopra indicati sono soddisfatti.

Autore: Vincenzo Trischitta

 
 

Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.

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