Rapporto sul nostro SSN
Qualche ora dopo la conclusione della 9a Conferenza Nazionale GIMBE, dal salotto di Porta a Porta Matteo Renzi comunicava agli italiani che «i risparmi della spending review in sanità saranno reinvestiti nella sanità». Nei giorni successivi Cottarelli conferma quanto la Fondazione GIMBE sostiene da oltre due anni, ovvero che «il sistema sanitario nazionale è ancora sostenibile» e il Ministro Lorenzin afferma che «ci sono ancora margini di recupero molto alti che vanno però fatti insieme alle Regioni». Indubbiamente la strada è ancora lunga, ma dopo l’inquietante prolungato silenzio del Presidente del Consiglio sul tema Sanità, queste affermazioni rassicurano, seppur a parole, sulla volontà della politica di voler salvare il nostro SSN. Sarà vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza. E proprio il 5 maggio la Fondazione GIMBE presenterà la versione integrale del Rapporto GIMBE sul SSN.
A fronte di un diritto costituzionale che garantisce “universalità ed equità di accesso a tutte le persone” e alla L. 833/78 che conferma la “globalità di copertura in base alle necessità assistenziali dei cittadini”, oggi i dati smentiscono di continuo l’articolo 32 della Costituzione e i princìpi fondamentali su cui si basa il SSN. Infatti, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali fanno apparire come un lontano miraggio l’universalità e l’equità di accesso ai servizi sanitari, la globalità di copertura in base alle necessità assistenziali dei cittadini, la portabilità dei diritti in tutto il territorio nazionale, la reciprocità di assistenza tra le Regioni. Per risolvere questa inaccettabile situazione, due le azioni proposte dal Rapporto GIMBE: da un lato, il riordino della ripartizione delle competenze legislative concorrenti tra Stato e Regioni come individuate nel titolo V della Costituzione art. 117, per porre fine all’eccessiva frammentazione che rappresenta un fattore di grave complicazione istituzionale; dall’alto lato, il potenziamento delle capacità di indirizzo e verifica dello Stato sui 21 servizi sanitari regionali, attraverso quattro interventi fondamentali per minimizzare iniquità e diseguaglianze in termini di offerta di servizi e prestazioni sanitarie, di appropriatezza di processi clinici e organizzativi e di esiti di salute:
- (Ri)definizione a livello nazionale dei requisiti minimi di accreditamento per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private e conseguente verifica.
- (Ri)definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza dettagliando, oltre ai livelli e sottolivelli, anche i servizi, le prestazioni e le procedure, al fine di identificare standard di univoci appropriatezza.
- Definizione di un set multidimensionale d’indicatori condiviso con le Regioni, per valutare le performance sanitarie in tutto il territorio nazionale utilizzando le stesse “unità di misura”.
- Produzione e continuo aggiornamento di standard nazionali (linee guida, HTA reports, strumenti decisionali per i pazienti) che sintetizzino con adeguato rigore metodologico le migliori evidenze disponibili al fine di guidare pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari, pratica clinica e informazione dei cittadini.
Se queste azioni non saranno rapidamente programmate ed attuate, è necessario che la politica si interroghi sull’opportunità di riformulare l’articolo 32 sostituendo la frase “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo” con “La Repubblica contribuiscea tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo”.
Autore: Nino Cartabellotta
Nino Cartabellotta (www.ninocartabellotta.it) è medico, specialista in medicina interna e gastroenterologia; si interessa di metodologia con competenze trasversali a tutte le professioni ed i livelli organizzativi del sistema sanitario. Fondatore nel 1996 del Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (www.gimbe.org), dal 2010 è presidente della Fondazione GIMBE. E’, inoltre, Direttore Responsabile di Evidence, rivista metodologica open access e Autore del blog “La sanità che vorrei”.
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