I piccoli ospedali: siamo sicuri che servano?
Negli ultimi anni abbiamo osservato diversi tentativi di ridurre la spesa sanitaria tramite la chiusura dei piccoli ospedali. L’ultimo è quello in corso con i tagli del commissario Bondi. Le reazioni sono state decisamente negative sia da parte dei cittadini interessati che da parte degli amministratori locali. Parte di esse sono dettate dall’ignoranza o, se preferite, dalla mancanza di informazioni corrette. Probabilmente le reazioni sarebbero state diverse se prima di avviare le discussioni su quali ospedali chiudere si fosse informata compiutamente la pubblica opinione sui vantaggi di questa operazione, non concentrandosi quasi esclusivamente su quelli di natura economica. E questi vantaggi, come si legge da una delle due note odierne, non sono di poco conto essendo direttamente correlati alla qualità dell’assistenza prestata. Se QM, il protagonista della nostra vignetta, li conoscesse, non sarebbe costretto a tentare la sorte col testa o croce per scegliere in quale ospedale andare: quello piccolo ma vicino o quello grande ma lontano?. Ma poi, quanti sono gli ospedali italiani? Le loro caratteristiche sono omogenee sul tutto territorio nazionale? La seconda delle due note odierne offre un breve excursus sulla storia e la situazione attuale del nostro patrimonio ospedaliero ma soprattutto sottolinea come il controllo della spesa sanitaria passa anche da una buona organizzazione dell’edilizia sanitaria, della quale gli ospedali rappresentano solo una componente. (vt)
L’efficienza dei piccoli ospedali
La spending review del Governo Monti causerà la chiusura di molti ospedali di piccole dimensioni, con pochi posti letto e con poche specialità. Questo ha scatenato un vera e propria ribellione dei cittadini interessati e con proteste ufficiali di sindaci e varie autorità a volte francamente pittoresche. Ci sembra che la protesta sia stata avanzata “a prescindere” da un’analisi attenta dei dati disponibili. Siamo proprio sicuri, infatti, che chiudere i piccoli ospedali rappresenti un danno reale per la salute del cittadino?Autore/i
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Salvatore De Cosmo
Salvatore De Cosmo è Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e Presidente della sezione pugliese della Società Italiana di Diabetologia. In queste vesti, si interessa di attività clinica e di ricerca in ambito endocrinologico e metabolico e di ottimizzazione dell’organizzazione sanitaria.
Il patrimonio immobiliare della sanità e la spesa pubblica
Un breve excursus sul patrimonio immobiliare del nostro servizio sanitario, ci ricorda che l’ospedale è nato quando il Governo Crispi ha riconosciuto la funzione ospedaliera a 2.000 Opere Pie già dedicate all’assistenza sanitaria; gli “ospedali” erano, quindi, realizzati principalmente in ex conventi. Successivamente, il regime fascista avviò un piano per la realizzazione di grandi opere, finanziando tra l’altro, direttamente o attraverso gli istituti di assicurazione sociale, una rete di edifici ospedalieri utilizzata in gran parte ancora oggi.Autore/i
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Raffaela Bucci
Raffaela Bucci, architetto, si occupa di edilizia sanitaria dal 1989 come direttore dei lavori dell'ospedale San Polo di Monfalcone, progettista dell'ospedale Maggiore di Trieste e coordinatore per le attività di progettazione e realizzazione di altre strutture nel Friuli e nelle Marche. Ha fatto parte della Commissione di studio, del Ministro Umberto Veronesi e dell’Arch. Renzo Piano, per la elaborazione di un nuovo modello di ospedale ad alto contenuto tecnologico ed assistenziale ed è stata direttore dell'area tecnica dell’Azienda Policlinico Umberto I di Roma. E’ rappresentante dell'Age.Na.S. nel Nucleo di Valutazione degli Investimento del Ministero della Salute.
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