In tema di prevenzione cardiovascolare: forse non tutti sanno che…donne e uomini non sono uguali
Dopo anni di disinteresse, le differenze di genere in medicina sono state finalmente messe nel mirino. Ne abbiamo già accennato su http://www.fivehundredwords.it/argument/it-la-medicina-di-genere-un-appello. Torniamo a parlarne con specifico riferimento alle malattie cardiovascolari. (vt)
La malattia cardio-cerebro vascolare è responsabile ogni anno nel mondo di circa 17 milioni di vittime, di cui 4.3 milioni solo in Europa, ed è la prima causa di morte e di invalidità. I più importanti fattori di rischio responsabili della malattia sono ipertensione, diabete, obesità, fumo di sigaretta, dislipidemia e stili di vita non corretti. La probabilità di morire per un ictus, un infarto, per scompenso cardiaco o per le complicanze del diabete dipende sia dai fattori cosiddetti non modificabili (età, sesso, razza, familiarità) sia da fattori modificabili come gli stili di vita (assumere una alimentazione sana, svolgere una attività fisica regolare, non fumare, non abusare di alcool) sia dalla cura adeguata delle malattie ad elevata mortalità cardio cerebrovascolare, come l’ipertensione arteriosa, la fibrillazione atriale, il diabete, l’obesità, l’ipercolesterolemia. Ma è anche importante sfatare il mito che considera l’infarto e l’ictus patologie che colpiscono prevalentemente l’uomo, mentre la donna teme principalmente di morire di tumore della mammella. Tutti dovrebbero sapere che ogni donna ha 1 probabilità su 2 di morire per malattia vascolare (ictus, infarto, scompenso cardiaco…) e che solo 1 su 17 morirà per tumore al seno.
Autore/i
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Cecilia Politi
Cecilia Politi, direttore del reparto di Medicina Interna dell’ Ospedale ” F. Veneziale”- di Isernia è responsabile della “Area di "Medicina di Genere “ della F.A.D.O.I. (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti), referente per la Medicina di Genere della Regione MOLISE ed insegna Medicina Interna ed Endocrinologia all’ “Università La Sapienza” - Polo didattico del Molise. S’impegna per diffondere la “cultura di genere” non solo tra gli operatori sanitari ma anche nella popolazione generale perché ciò garantisce l’equità e l’appropriatezza delle cure.
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